La vide allontanarsi lasciando qualcosa di sè in quel luogo.
Non se ne era andata del tutto, ma certamente sapeva che non sarebbe ritornata a breve, eppure solo un attimo prima erano in due a guardarsi.
Ora gli restava solo quello specchio lasciato chissà da chi su quel bancone. Ci si specchiò mentre immaginava la donna che lo possedeva poco prima: i suoi occhi, lo sguardo e le emozioni che avrebbe potuto lasciare in quel piccolo oggetto, rotondo.
C'era posto per due volti? O forse tre. Tre volti, tre anime che in quella stessa notte decisero di confondersi, di prendersi, ognuno a proprio modo, ognuno credendosi protagonista della propria vita.
Si alzò prima che fosse troppo tardi, prima di mescolare la sua dignità con quelle già vendute al teatro dei burattini. Dal bancone la guardò uscire. Sapeva che da quel momento in poi sarebbe stato diverso.
Da solo bevve con Pierrot quella notte, proprio da quel bancone poco illuminato.
E da quel bancone decise di provarci, ancora per un pò. Solo per un pò.
giovedì 25 marzo 2010
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3 commenti:
"spostammo l'auto qualche isolato più in là, dovevamo essere sicuri che nessuno ci vedesse. salimmo su quando tutti sarebbero dovuti essere immersi in un sonno profondo. non conoscevo bene il posto. qualche volta dal balcone avevo dato un'occhiata veloce giù in strada. c'era un incrocio dove di solito la vedevo arrivare. quella notte eravamo giunti insieme. quando ti specchi negli occhi di una donna che appartiene già a qualcun altro, cominci a riflettere sul principio ottuso di appartenenza, e ti rendi conto del concetto errato! ma il matrimonio non è solo un concetto: è un vincolo. noi in quel vicolo al numero 38 tentavamo di uscire dalle regole di sempre. commettere reato è amarsi in clandestinità! certo il cuore non dovrebbe avere una legge che tutela...ma non c'è nessuno specchio a riflettere chi è dall'altro lato, e così finisci per perderti, e non sai più a chi appartieni o meglio da che parte sei! e ti ritrovi in più vite a tendere il viso per capirci qualcosa. quella notte perdemmo le tracce del nostro passato per amarci. solo per amarci. e quando la vidi andare via, quel dannato balcone soffocò in me ogni preziosità, da quel balcone fu l'ultima volta che la vidi"
ed io ti vidi mentre accendevi l'ultima sigaretta dell'ennesima notte insonne. Lei andava via. Passavo di là, per caso, e fui avvolto dal suo odore. L'odore dei suoi passi, delle sue movenze, mentre tu, disilluso entravi in camera chiudendo le imposte. Eppure era ancora settembre, eppure era ancora caldo, ma il freddo stava per arrivare..
"ah sei tu" "posso entrare?" "certo, cercati un posto dove sedere, non c'è tanto ordine ma tanto presto non ci sarà più nulla" "stai per lasciare il posto?" "sì" "l'ho vista andare via, l'ho riconosciuta dal suo profumo di lacrime" "non ti sfugge nulla eh?" "che vuoi farci, noi diavoli dobbiamo saper tutto dei nostri clienti" "calmo! non è ancora venuto il tempo" "lo so, sono solo passato per un saluto. che cosa buffa, hai preso un appartamentino al numero 38, se non erro..." "sì esatto ma non ricordarmelo! mancano ancora quattro anni pieni pieni, per cui goditi la tua sigaretta in santa pace" "come?" "scusa, niente santa pace, goditi la tua sigaretta e anzi offrimene una...ormai è l'alba, cominciamo una nuova giornata"
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