giovedì 9 luglio 2009

alla chiusura della notte

Solo quando si placa il mondo circostante si ascoltano i rumori di sè.
Quello dei miei passi nella notte idecisa alla veglia, fermo all'angolo mi accorgo che il tabacco che brucia ha vita propria, un suo tipico lamento al servizio delle boccate aspiranti.
Potrei aspirare lentamente, come potrei farne una lunga. E allora vedrei il rosso bruciare intensamente e per poi assaporare il fumo a pieni polmoni, trattenendolo dentro di me liberandolo al suo disperdersi.

Ci si riesce bene con la sigaretta. E' facile lasciar andar via tutto quel fumo.
Le bruciature no. Quelle restano e se ne vanno dopo tanto tempo (semmai).
Coperte con pashmine recuperano almeno il fascino dell'oscuro.
La notte così si chiude, con un ronzio fisso. Presente, troppo per amare il silenzio.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Descrizione perfetta della sigaretta che finisce col fumo lasciando bruciature forse al dito o forse a tutta la mano o forse a un punto ben centrato e nascosto.Chissà.Sento però l'odore del bruciato sulla carne viva e...ammutolisco perchè per analogia so che la vita non risparmia il buio della notte.Alfredo

Anonimo ha detto...

vedi, c'è sempre un piccolo faro. fumante o dolente. basta che brilli un poco, per dare l'impressione che non è tutto così fitto.
un bacio, Gitti

MonicaLight ha detto...

"addio" perchè?

Disperso ha detto...

@alfredo: è un piacere rileggerti. io cllego la sigaretta a tutto. è l'unica cosa che sta sempre con me. Le bruciature lasciano il segno, ma poi è piacevole riguardarle, accarezzarle, sorridere

@gitti: fitto è solo il buoi con gli occhi chiusi, e qualche volta nemmeno quello

@monica: Vi raccomando a Dio. E' usato per prendere commiato e nel salutarsi amichevolmente.