"ma dimmi una cosa, tu chi sei?"
è la prima volta che me lo sento dire e come risposta non ho potuto fare altro che passarle la carta di identità così che potesse verificare da sola. Non si sa mai, avrei potuto sbagliarmi, ancora una volta.
Buonanotte
sabato 31 gennaio 2009
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6 commenti:
molto spesso, in molte ore del giorno, in molti giorni dell'anno, in tanti anni della nostra vita abbiamo difficoltà a riconoscerci, a riconoscere le nostre emozioni, a riconoscere uno specchio che ci appare lontano e distratto.. solo d'innanzi ad un dito puntato riusciamo a sentirci nudi, spogliati da quegli abiti che ogni giorno indossiamo, per coprire.. coprirci dal freddo o difenderci dal caldo.
Nudi potremmo passeggiare nel mondo senza alcuna paura di essere osservati senza alcun timore di essere toccati.
Scoprendo... e scoprendoci dal passato, scegliendo cosa indossare,
liberi da tutti gi sguardi e.. pronti ad essere vivi.
l'identità è un elemento troppo complesso per essere sviscerato da due fanfaroni come voi ... il personaggio che viene fuori dall'elaborazione associativa ed adattiva dall'infanzia alla giovinezza non sempre rispecchia l'essere che alberga questo corpo, questo tempo, quete dinamiche sociali... per cui è molto facile perdersi o dimenticare chi si è realmente. un ancora sicura quando smarrisci chi sei non è un fottuto codice a barre tatuato sulla carta di identità, a volte basta guardare nello specchio del tuo amico vicino, egli saprà raccontarti tanto di te! altre volte anche questo è solo un idiozia, perchè chi sei non è una domanda, non è una risposta...è un viaggio...una ricerca continua! ma di questo sarebbe opportuno parlarne un'altra volta!
è da un pò che viaggio, ma non potevo certamente dirle: "vieni con me"
Un saluto Ombra Michele...
fanfarone, non lo leggevo da tempo questo termine, mi ha fatto sorridere.
guarda che "è da un pò che viaggi senza di me"...!!! perchè prima viaggiavamo insieme!!! io sono l'ombra dell...
salutami Antimo!!!
ed è qui che ho capito chi sei!!!
e ne sono felice.
Quando la persona che pronuncia queste parole, guardandoti negli occhi, è tua madre, puoi fare ben poco.
Li inizi a confondere l'aria che ti circonda con i tuoi contorni. Tu che ti sei sempre sentita perfettamente definita nel mondo. Proprio chi ti ha dato la luce non riconosce il tuo modo di essere, di fare, di ragionare e reagire.
"Torna quando saprai dirmelo".
Non sono può tornata.
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