
Mi ricordo di un bambino in un caldo giorno d'estate. Guardava un'auto allontanarsi, una mano che salutava, un viso che sorrideva, forse.
Un anno dopo, una estate dopo era ancora lì, ad attendere quell'auto provenire dal nord, svoltare l'angolo e arrivare nel quartiere popolare di un caldo rione del Sud. L'auto arrivò, come sempre, come ogni anno faceva regolarmente. La vita in fabbrica richiedeva una periodo di vacanza nella città natale per un operaio che nel nord aveva trovato una dignità umana. Madri, padri, nonne, zii, vecchi amori, cugini, fratelli. Tutti in estate aspettavano qualcuno arrivare e puntalmente arrivavano auto stracolme di persone, cose ed occhi lucidi.
Ma stavolta l'auto era pressocchè vuota, c'era solo il conducente che dopo 8 ore di autostrada del sole arrivò in quel quartiere popolare. Mancavano due persone all'appello, ma mancava soprattutto quella mano di bambina che salutava un anno prima.
Francesco era piccolo, c'erano cose che ancora non poteva capire. Si avvicinò all'auto e salutando lo zio disse: ".. e Caterina non è venuta?". Formalmente e in maniera distratta lo zio gli rispose che era rimasta con la mamma. Non disse dove, perchè, non spiegò nulla ma guardava fisso verso la finestra della propria casa nella quale era nato. Guardava in cerca di un saluto affettuoso, di un qualcuno che lo potesse abbracciare e che non chiedesse il perchè, che non chiedesse spiegazioni ma solo degli occhi solidali. Di chi sapeva ma che taceva, che faceva finta di nulla.
Anche quest'anno doveva realizzarsi il rito della transumanza nel migliore dei modi.
Francesco capì che c'era qualcosa che non andava, i grandi si salutavano come se ci fosse un lutto in famiglia, i sorrisi erano a metà, gli abbracci più profondi, le voci si allontanavano mestamente e lui restò lì con il suo pallone tra le mani. Lo fece rinbalzare a terra e senza aver capito nulla di ciò che era accaduto se ne ritornò a casa, sul balcone, a giocare con le macchinine della mattel.
Da quel giorno Francesco non vide più sua cugina, non chiese più di lei e non la cercò.
Ora non è più un bambino e non vedrà più una bambina allungare la mano per salutarlo, ma avrà dinnanzi a sè una donna che semplicemnte gli dirà: "ciao Frà", e ritornerà ad essere quel bambino felice di un tempo che giocava con quel rosso pallone distruggendo una innumerevole quantità di scarpe.
(La bici è ancora lì, bisogna aggiustare solo le ruote)
3 commenti:
molto,molto tenera.
un bacio
Tocchi le corde del cuore.
Come sempre.
Stefania
avrò letto questa tua almeno 30 volte...ma non mi sazia mai...è come uno che ha fame si compra un ristorante con tutti i cuochi ed il cibo per alemno 15 matrimoni...ma non si sazia perchè il cibo finisce come finisce la tua vera storia...è tamlente bella che si vorrebbe leggerla sempre...ma per fortuna la vita ti ha dato di più...l'hai rivista, vi siete rivisti.Un bacio grande.
zio lasko
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