mercoledì 19 maggio 2010

6.54

Un corpo ricomincia a vivere, lentamente come questo giorno che nasce.
Per strada cammino avvicinandomi all'ora esatta, immaginando il momento preciso di due occhi che non vogliono apparire svegli. E la mente ricomincia a battere e il cuore a funzionare. Il respiro lo si ascolta finalmente, eppure è stato sveglio tutta la notte, ma ora esiste anche lui.
Riprende la vita e i lenti movimenti ascoltando i suoni del risveglio. E i pensieri, quelli piacevoli, quelli che fanno sorridere l'animo e fanno attendere per molto tempo, in strada con due birre in mano.
A chi appartengono quei pensieri stamattina?
Quali strade percorrono alle 6.54?

4 commenti:

Vale ha detto...

A quell'ora le mie strade sono oniriche, ancora per 6 munuti.

Anonimo ha detto...

...forse questi pensieri si alzano da un letto sconosciuto, sospeso a mezz'aria tra due cieli, vanno in cucina e preparano un caffè sempre troppo amaro, poi magari tappa in bagno ( la pipì al mattino è un diritto inalienabile) sguardo rapido allo specchio, mani nei capelli sempre sconvolti tranne stamattina. vestiti sparsi qui e lì, infilano vari capi, ultimo sguardo in giro,sigaretta pronta da accendere appena fuori l'ascensore che ha il pulsante che non s'illumina e rischi di aspettare tutta la vita al pianterreno, poi strada,destra, destra e sempre dritto. Città umida e tiepida, pensieri che salutano altri pensieri, incrociano occhi di altri pensieri, ascoltano racconti da caffè di altri pensieri e intanto pensano...
possono appartenere a un disegno, i pensieri?

Disperso ha detto...

@vale: ho rubato 6 minuti del tuo dormire

@anonimo: mi piace pensare che una volta liberati, i pensieri, non siano più di nessuno. Vivono per conto proprio trasformando il reale in un profilo, a matita disegnato.

"6.55" ha detto...

"ci svegliò l'umidità! a quell'ora del mattino le ossa erano schiacciate al materasso e gli occhi incollati al desiderio di un buionotte di almeno una decina di ore in più. quando la mente con lucida freddezza si attiva fuori dalla fase onirica c'è sempre un attimo, l'attimo in cui il corpo non ha collegato tutti i suoi file neuronali...e un "indolenzimento" precario comincia a scuotere le facoltà vitali! dovevamo andare! sapevo che era ora di andare. lui era già immerso nella sua nube di fumo, su quel dannato balcone freddo. tirai su le ossa dal letto e indossai la prima cosa che potesse trattenere il residuo termico del mio corpo. come diavolo se ne stesse lì in boxer e t-shirt senza tremore era uno dei suoi soliti enigmi cellulari. una città nuova ci aspettava. avremmo fatto baccano, avremmo bevuto e ballato, avremmo sorseggiato qualche bacio prima delle ore buie, e in fine avremmo suonato! era per quello che ci sbattevamo in giro già alle prime luci dell'alba. lasciammo la stanza appuntando un piccolo ricordino nel caso in cui fossimo ripassati di la. non capii cosa disegnò su quel muro blu...ma non ci persi troppo tempo, mi strattonò giù per le scale! mi spinse in strada e cominciò con le sue barzellette sui preti...a guardarlo bene gli sarebbe calzato a pennello un collarino da prete...erano quei dannati capelli a scombinare tutto..."